L'olandese P.J. Sachs fu colui che per
la prima volta nella storia della viticultura chiamò una raccolta
sistematica di descrizione di varietà di vite "ampelografica".
L'ampelografia nasce come strumento di conoscenza per
risolvere due problemi; il primo quello di chiamare con lo stesso
nome uve che avevano nomi o sinonimi diversi pur essendo della
stessa varietà.
Il secondo, opposto, attribuire a uve simili denominazioni diverse.
La scienza ampelografica è stata fondamentale, oltre che nei
periodi critici della viticoltura come quello della fitlossera,
anche a seguito di catastrofi climatiche e gelate.
L'abate Rozier (1734-1793) costituisce la prima collezione
ampelografica che diventerà importantissima per la classificazione
delle viti e delle uve e darà seguito ad altre collezioni che
saranno create nel corso dell' 800.
In questo secolo numerosi ricercatori pubblicheranno preziosi
album e ricche raccolte di uve, con l'ausilio di illustratori
ed incisori.
Le illustrazioni giungono a compiere, così, quel ruolo che solo
da fine secolo assumerà la fotografia. |
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Vallis Mareni edita "L'Ampelografla Italiana"
(1879-1890), che rappresenta in tutto ventotto uve (dieci vitigni
italiani: Grignolino, Barbera, Dolcetto, Sangioveto, Trebbiano,
Prosecco, Raboso, Verdicchio Bianco, Sommariello e Frappato
di Vittoria).
Si tratta della più bella opera a carattere viticolo realizzata
in Italia ed è conservata presso la Biblioteca Internazionale
"La Vigna" di Vicenza.
Le tavole riproducono con straordinaria veridicità lo stato
delle uve di fine '800, nelle caratteristiche dei due lati della
foglia, nella dimensione naturale del grappolo, nei pregiati
dettagli dell'insieme. |
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